lunedì 18 dicembre 2006

Considerazioni sul seminario di Parma.


L’esperienza del convegno presso l’ospitale Convitto Nazionale “Maria Luigia” di Parma è stato interessante e ricca di risvolti umani e professionali. Sono due le motivazioni che mi hanno spinto ad accettare l’invito da parte del prof. Chiaravalloti. La prima è stata la partecipazione ad uno scambio internazionale tra la mia classe e una scuola elementare tedesca: è stato molto “europeizzante” vedere nel concreto i futuri cittadini europei interagire positivamente tra loro e confrontarsi con colleghi stranieri su realtà educative , strutture, programmi, profili professionali ed economici diversi. Mi ha fatto cogliere la realtà de “l’educazione alla cittadinanza europea” e la concretezza delle esperienze favorisce la ricerca, la motivazione e trovare nuove strategie e, soprattutto, nuove energie. La seconda è il desiderio di conoscere meglio la realtà della figura dell’educatore, ma vista, vissuta e descritta dal di dentro, degli educatori stessi. Questo perché nel nostro Convitto, come in quelli che ho conosciuto in quei giorni intensi, emergono spesso dinamiche problematiche tra docenti e figure educative: rivalità, ambiguità di ruoli o insicurezza sugli stessi, mancanza di vera comunicazione e di reale collaborazione. Durante i lavori, nei momenti di pausa, ho potuto scambiare opinioni, suggerimenti, progetti fra persone molto motivate e obiettive verso le difficoltà professionali legate alle relazioni non solo secondo il “clichè” oppositivo docente – educatore, ma anche all’interno della propria categoria professionale. Questo a mio avviso è una devianza propria della Pubblica Amministrazione, poco meritocratica, ma nell’ambito educativo chi ne fa le spese maggiori della nostra insoddisfazione sono i nostri ragazzi e questo dovrebbe far riflettere tutti. Durante le relazioni, alla luce dell’iniziativa del sito web dell’associazione ANIES, degli elaborati propositivi dei gruppi di lavoro (primo fra tutti quello relativo all’arte e allo sport e il concorso di poesia) e dal concreto buonsenso di conoscere ed apprendere le “buone abitudini” delle diverse realtà convittuali, ho sentito molto reali e concretizzabili le reti di scuola e di autonomia. La realtà “convitto” è numericamente ampia, varia e propositiva, anche nelle diverse realtà, dalle eccellenze all’esigenza di rispondere a necessità e bisogni educativi più complessi ed essenziali: sfruttiamola appieno. Siamo una realtà unica con risorse uniche: promuoviamoci fra noi, conosciamoci e “uniamoci” reciprocamente. L’iniziativa, un progetto che ha dato risultati positivi vanno condivisi all’interno del proprio Convitto (attraverso il POF e le commissioni verticali) e messi a disposizione degli altri: non è un promuovere “come siamo bravi”, ma mettere in comunione esperienze, suggerimenti; a volte possono essere la scintilla per altro, come far vedere nuove risorse sul proprio territorio. Un esempio. Non ricordo di quale Convitto, ma uno dei Rettori intervenuti citava come non avesse immaginato accattivante il progetto di un educatore che voleva portare i ragazzi a visitare le Istituzioni parlamentari di Roma : il progetto ha poi avuto una ricaduta tale da essere riproposto. A me che, in V elementare dovrei svolgere l’aspetto amministrativo, si sono accese le lampadine: portare i ragazzi nlle aule del Comune, della Provincia e della Regione per avvicinarsi alla realtà civica e poi un tuffo nella storia, con il primo Parlamento italiano presso Palazzo Carignano, tutte realtà note, ma che solo in quel momento ho visualizzato nell’ambito della mia programmazione. Per quanto riguarda i rapporti docente – educatore e fra educatori motivati – educatori statici, qualche considerazione da prendere con il beneficio del dubbio, dell’inesperienza o del troppo entusiasmo. Lavoriamo sul domani: condivido quanto detto dai colleghi nei dibattiti. Non aspettiamo di avere tutti in sintonia con noi, non si partirebbe mai. Iniziamo, dimostriamo che un rapporto professionale paritario, senza invasioni di ambiti, interattivo e con interventi coordinati, finalizzati all’educazione integrale della persona in divenire è reale, proficuo e soddisfacente per tutti i protagonisti del processo formativo. Qualcuno seguirà perché la strada è avviata, per provare o per evitare scomodi confronti tra chi fa e chi non fa, ma non pretendiamo l’impossibile: accettiamo da noi e dagli altri quanto si può dare. C’è chi darà il 100%, chi il 10% perché è ciò che riesce a dare, c’è chi si limiterà a non agire contro : anche questo è un risultato! Ai motivati quanto costerà? Tanto tempo, energie, scoraggiamento e mal di fegato, ma se si riesce ad avviare questa spirale positiva, le ricchezze per chi crescerà attraverso il nostro esempio saranno enormi: collaborazione, lavoro di gruppo, cooperazione non sono punti di forza richiesti dalla futura cittadinanza europea? Allora usiamo il sito e i contatti interpersonali che si sono stretti in quei giorni, saranno un’ottima occasione di “ricarica” e di confronto anche come strategie. Altra considerazione: l’educatore come figura professionale nella realtà scolastica non è nota ai più. Chi come me arriva presso un Convitto per trasferimento presso una scuola annessa, non sempre sa che cos’è un Convitto e come funziona. Quando arrivi ti viene affidata una classe e il tuo ambito disciplinare, poi ti presentano il team delle altre aree e poi questo collega che lavorerà con te. Chi è? Cosa farà? Quando?... Come ho già detto durante il convegno, io sono stata fortunata perché il mio approccio è avvenuto con due persone professionalmente motivate con cui si è instaurato un rapporto empatico: in una professione dove le relazioni interpersonali a più livelli sono la struttura portante dei nostri interventi non è poco. Se però è vero che, come insegniamo ai nostri ragazzi, non si può essere simpatici a tutti: è pur vero che la professionalità deve emergere comunque: facciamo conoscerla partendo, anche condividendo con altri docenti l’esperienza del prossimo convegno, dove spero di poter tornare per rinnovare le relazioni iniziate nelle giornate parmensi. Ringraziando ancora per l’invito e per la possibilità datami di partecipare, porgo i miei saluti e auguri a tutti i colleghi, con l’augurio di ritrovarci e rinnovare i nostri propositi.

Torino, 30/11/’06

Flora C. Morando
Docente Scuola Primaria
Convitto Nazionale “Umberto I” - Torino

NEWS L’1 dicembre u.s., il progetto “Scuola – Arte e Sport” è stato ufficialmente presentato ai Rettori presenti al “Foscarini” di Venezia per il loro annuale seminario. I 25 Rettori (o loro delegati) hanno accolto favorevolmente l’iniziativa, facendo comunque notare il notevole sforzo economico che le singole Amministrazioni devono affrontare per poter assolvere all’impegno: si aspettano perciò notizie più chiare su eventuali finanziamenti ministeriali. Per quanto riguarda l’impostazione del progetto, è stato chiesto di apportare alcune modifiche ( dare un altro nome al progetto, teatro in lingua, anticipo dello svolgimento della manifestazione, introduzione di un esperto – traduttore per i sordomuti, ecc.) che saranno vagliate attentamente dal comitato organizzatore, prima della stesura definitiva del progetto che sarà inviato a tutte le Istituzioni Educative.

F. Ch.

sabato 2 dicembre 2006

Convegno di Parma. Relazioni conclusive


Il convegno di Parma - Relazioni conclusive
2/12/06

Le relazioni finali dei gruppi di lavoro.
VERBALE GRUPPO N° 4
Progetto Scuola Arte Sport (Convittiadi)
Oggi 24 novembre 2006 alle ore 16,00 si è riunito il gruppo di lavoro n° 4 per discutere ed integrare la nuova stesura del progetto Scuola Arte Sport, seguendo il seguente O.d.G.:
1) illustrazione del piano attuativo del nuovo progetto;
2) possibili integrazioni;
3) varie ed eventuali.
Sono presenti:
1) Arnese Lucia, Montagnana
2) Capone Lorena, Verona
3) Chiaravalloti Francesco, Torino
4) Ciaffoni Walter, Teramo
5) Cocozzello Antonio, Longone
6) Di Gioia Eugenio, Lucera
7) Fantacchiotti Silvia, Arezzo
8) Gennaro Giuseppe, Teramo
9) Muto Giuseppe, Cosenza
10)Percudani Giuseppe, Parma
11)Pormile Pasquale, Avellino
12)Santoro Rocco, Potenza
13)Scoyni Giancarlo, Cividale
14)Tanania Biagio, Palermo
Assume il coordinamento del gruppo l’Educatore Giancarlo Scoyni e funge da segretario verbalizzante l’Educatore Giuseppe Muto.
Al primo punto dell’O.d.G. il Coordinatore, illustrata nei dettagli la proposta di Progetto e citati nello specifico tutti i contenuti operativi, apre il dibattito sui temi in discussione.
Vengono esaminate le problematiche relative a:
1) Tempi di attuazione;
2) Modalità e tempi di iscrizione;
3) Categorie partecipanti;
4) Discipline in programma;
5) Modalità svolgimento delle competizioni;
6) Calendarizzazione attività;
7) Documentazione.
Al secondo punto all’O.d.G., dopo vari interventi su ognuno dei suddetti argomenti, si convengono le seguenti integrazioni:
1) Tempi di attuazione: in linea di massima il periodo incontra i favori di tutti i presenti; tuttavia per agevolare le scadenze di fine anno scolastico si richiederà al Centro che ospiterà la manifestazione, la possibilità di anticipare di una o due settimane.
2) Modalità e tempi di iscrizione: rimangono invariati i tempi così come illustrati nella bozza di progetto.
3) Categorie partecipanti. Si conviene di coinvolgere le seguenti due categorie di alunni: Studenti regolarmente iscritti al Convitto o alle sue scuole interne, appartenenti ad un doppio biennio di età (Prima e Seconda Media, Prima e Seconda Superiore).
4) Discipline in programma: Calcio a 5, Volley Femminile, Basket, Nuoto, Beach Volley maschile, Scacchi, Teatro e Fotografia. Per quanto riguarda la disciplina dell’Orienteering, considerata la sua scarsa conoscenza, viene stabilito di rappresentarla a livello dimostrativo da parte dei Convitti che già la praticano. Per quanto riguarda le attività artistiche (Teatro e Fotografia), viene adottata una diversa tipologia di partecipazione, ovvero a gruppo misto senza limitazione di età (Medie e Superiori).
5) Modalità di svolgimento delle competizioni e calendarizzazione attività: verranno stabilite nel corso di una riunione operativa in programma entro la fine di marzo 2007. A tale riunione parteciperanno i referenti individuati all’interno di ogni Istituzione Educativa.
6) Documentazione: ogni delegazione partecipante individuerà un gruppo di allievi a cui affidare il compito di partecipare ai lavori dell’ufficio stampa che documenterà gli avvenimenti delle singole giornate di attività attraverso comunicati quotidiani e materiale video-fotografico.
7) Logo mascotte: viene rinnovata la precedente scadenza del 15 novembre per la presentazione dei bozzetti. La nuova scadenza è fissata improrogabilmente entro il 31 gennaio 2007.
Nelle varie si propone quanto segue:
1) Richiesta al Presidente dell’ANIES di divulgare a mezzo circolare i contenuti del nuovo progetto a tutte le Istituzioni Educative del territorio e di stimolarne il massimo coinvolgimento possibile.
2) È prevista la partecipazione al Progetto anche delle delegazioni appartenenti agli Istituti Educativi per Sordomuti.
3) La stesura definitiva del Progetto sarà inviata all’Associazione e conseguentemente pubblicata in tempi brevi sul sito (www.anies.it).
RELAZIONE GRUPPO 2
“Da cittadini europei a cittadini del mondo : la globalizzazione di una nuova coscienza pluralista aperta ad altre culture”
Moderatore : Marcello Ferrari
Segretario verbalizzante : Carmela Paolisso
Componenti : Ballarò Francesca (Sondrio), Cagno Monica (Ed. Milano), Cocozzello Giovanni (Parma), Di Gioia Eugenio (Lucera), Fenu Mario (Sassari), Ferrari Marcello (Venezia), Fittipaldi Fernanda (Firenze), Milazzo Francesca (Sord. Torino), Palladino Antonio (Avellino), Paolisso Carmela (Verona), Pisano Marco (Cagliari), Scarpa Franco (Torino), Telesca Gerardo (Potenza), Teti Franco (Napoli), Zanceretti Franca (Montagnana)
Il gruppo di lavoro si è confrontato sulle seguenti domande :
a) Perché attuare la conoscenza di culture diverse e in che modo?
b) Quale potrebbe essere la ricaduta sulle Istituzioni educative e sulla società?
Il problema principale che emerge dalla diverse esperienze riportate è la difficoltà iniziale a comunicare e a comprendere culture straniere : difficoltà che peraltro non riguardano solo il rapporto con studenti di altra nazionalità, ma anche studenti italiani provenienti da regioni diverse.
Il dibattito ci ha portati ad individuare due diverse posizioni riassumibili in questi termini:
1 – E’ possibile accogliere studenti stranieri senza aver prima superato difficoltà interne e se il personale coinvolto non possiede la giusta formazione e una sensibilità particolare a operare all’interno di questo contesto? Forse sarebbe più realistico percorrere un cammino graduale, per esempio effettuando scambi con realtà convittuali presenti sul territorio.
2 – La seconda posizione, forse un po’ teorica parte dal presupposto che l’incontro con l’altro, italiano o straniero, esige comunque un’apertura che spinga a mettersi in gioco quotidianamente. Non è necessario che l’allievo provenga da un paese diverso dal proprio perché si attui una strategia interculturale. Di fatto ogni giorno siamo già e da sempre aperti ad un confronto con la diversità.
Un altro punto su cui il gruppo si è soffermato riguarda i requisiti che le strutture convittuali devono possedere per poter realizzare progetti multiculturali. Fermo restando che devono poter essere garantite ad ogni studente strutture adeguate e funzionali alle diverse attività e la presenza di personale qualificato, è senza dubbio necessario che progetti di accoglienza di alunni stranieri comportino un ulteriore adeguamento e una formazione specifica del personale.
Risulta indispensabile approfondire non solo la conoscenza della lingua, ma anche della cultura del paese di provenienza degli alunni ospitati nonché una capacità di collaborazione e di gestione rivolta alla soluzione di problemi pratici: es., permessi di soggiorno, comunicazioni con le famiglie e con le scuole di provenienza.
Il tema del passaggio da una dimensione europea a una dimensione extra europea a cui richiama il coordinatore, innesca un ulteriore dibattito in quanto, come sottolineano alcuni colleghi, esiste ancora per molti di noi una difficoltà a sentirsi cittadini europei-
Ciò nonostante, l’apertura verso una dimensione internazionale è ormai un’esigenza improrogabile che rende necessaria una riqualifica delle Istituzioni educative in questa direzione.
L’obiettivo, come sottolineato dalle colleghe di Verona e Milano, è quello di trasformare e presentare alle famiglie e alla società i convitti e gli educandati come veri e propri laboratori interculturali nei quali gli alunni hanno la possibilità di sperimentare la multiculturalità e nei quali, come sottolineato nelle relazioni precedenti, l’apprendimento delle lingue straniere e il confronto fra culture risulta facilitato grazie a un’esperienza quotidiana di vita comunitaria.
RELAZIONE GRUPPO 1
“A scuola di cittadinanza europea”
Moderatore : Giacomo Stanghellini (Torino)
Segretario verbalizzante : Filomena Pasquariello
Componenti : Barbiero Giovanni (Verona), Cecchin Annalisa (Venezia), Ciavirella Luciano (Lucera), Di Peppe Antonio (Chieti), Donat Stefano (Cividale), Faraone Maria (Ed. Palermo), Goresi Marco (Aosta), Pasquariello Filomena (Sord. Torino), Pistidda Maria Teresa (Firenze), Santagati Luciano (Arezzo), Solomita Mario (Conv. Milano), Stanghellini Giacomo (Torino), Uleri Grazia (Sassari), Volante Tiziana (Udine)
Premessa
Dalla nostra esperienza emerge che gran parte dei giovani non ha coscienza di essere all’interno di una comunità europea ma piuttosto di sentirsi parte del “global village”.
La forza di internet è maggiore di qualsiasi comunicazione che passa attraverso ogni istituzione scolastica ed educativa. Manca inoltre la conoscenza delle Istituzioni europee (il Parlamento e le sue funzioni), della relativa Costituzione e dei principali atti prodotti relativi all’istruzione (documento di Lisbona e Sofia). Per ovviare a tale mancanza è opportuno pensare all’utilizzo della multimedialità finalizzata a tale scopo, a visite al Parlamento europeo, a scambi e stages all’estero.
Inoltre, gli educatori assieme ai docenti di aree giuridiche, linguistiche e culturali possono progettare dei percorsi educativi mirati all’acquisizione di una consapevolezza di una cultura europea.
Più semplicemente, insegnare ai ragazzi ad essere cittadini europei è educare a “stare insieme”.
D’altro canto nel corso della discussione tra i componenti del nostro gruppo è emerso che esistono differenti realtà all’interno delle Istituzioni educative del Paese che spaziano dalle situazioni di eccellenza ad altre che ancora richiedono interventi educativi di base, come ad esempio la nozione di ordine ed igiene personale sino a situazioni di mancanza di valori etici e civili.
Dalla relazione del Rettore Franco abbiamo individuato due ambiti di discussione e di riflessione: il primo più teorico ed ideale sull’Europa e sul concetto di cittadinanza, il secondo più concreto ed applicativo che riguarda il nostro agire quotidiano.
Il gruppo si è interrogato su come unire questi due aspetti. La soluzione a questa apparente discordanza risiede nell’interpretazione in senso lato del concetto di cittadinanza europea.
Cosa significa essere cittadini europei?
Significa stare insieme tra diverse culture e mentalità con una condivisione di valori universali.
Riteniamo le Istituzioni educative, perché istituti comprensivi al cui interno operano figure diverse e peculiari come quella dell’educatore, luogo ideale per tradizione, cultura e storia (essendo da oltre cento anni abituati ad ospitare le più eterogenee realtà sociali), a fornire un contributo fondamentale alla realizzazione di tale convivenza.
Cosa significa, in concreto, realizzare questa convivenza e come?
Il Rettore Franco ci ha fornito alcune indicazioni pedagogiche :
ϖ Valorizzazione delle competenze trasversali
ϖ Acquisizione di un metodo di studio obbligatorio
ϖ Stimolare la capacità critica
ϖ Incoraggiare l’ordine e la disciplina personale
ϖ Sostegno all’autonomia
ϖ Monitoraggio ed incoraggiamento
ϖ Valorizzazione delle diversità
Questi pensiamo essere gli obiettivi minimi per favorire la convivenza in una comunità educativa. A fronte di questi obiettivi per l’utenza, anche noi educatori dobbiamo acquisire – tramite corsi di formazione – delle competenze essenziali e condivise come per esempio:
1) Metodo di studio
2) Motivazione e rimotivazione allo studio
3) Flessibilità di pensiero
4) Competenze informatiche
5) Gestione delle dinamiche di gruppo
6) Comunicazione efficace
Inoltre, una maggiore informazione tra le realtà convittuali attraverso incontri, scambi di servizio tra educatori al fine di conoscere le diverse realtà, l’uso del sito internet ANIES (compresa la realizzazione di un forum) unitamente a un calibrato e continuo aggiornamento del personale educativo omogeneo dal punto di vista dei contenuti, possono, a nostro avviso, iniziare a creare le basi per formare degli educatori preparati a trasmettere una cultura di convivenza europea.
GRUPPO DI LAVORO 3
Formazione di una coscienza europea tra il personale educativo
Moderatore Cazzanti Roberto (Udine)
Segretario verbalizzante Cromaz Giorgio (Cividale del Friuli)
Componenti: Carbone Rosalba (Reggio Calabria), Carfizzi Giuseppe (Napoli), Cazzanti Roberto (Udine), Coppola Paola (Parma), Cromaz Giorgio (Cividale del Friuli), Del Campo Teresa (Ed. Milano), Iannaccari Teresa (Catanzaro), L’Episcopo Andrea, (Palermo “Falcone), Madonia (Palermo “Maria Adelaide”), Medici Alessandra (Napoli), Morando Flora (Torino), Pazienza Vincenzo (Lucera), Perla Domenico (Sordomuti, Roma), Scherma Stefano (Aosta), Siragusa Anna (Montagnana).
Per poter educare i giovani ad una coscienza europea, il personale educativo deve prima educare se stesso, anche visitando i siti e le letture che alcuni educatori del gruppo di lavoro hanno suggerito.
http://www.anies.it (sito ufficiale dell’Associazione Nazionale degli Istituti Educativi)
http://www.pubblica.istruzione.it/buongiorno europa/index.shtml (iniziative programmi e azioni italiane e comunitarie)
http://europa.eu/index ns it.htm (portale dell’Unione europea)
http://europa.eu/pol/educ/index.it htm (attività dell’Unione europea)
http://europa.eu.int/jouta (possibilità di scambi per ragazzi)
- Amatucci. Augenti, Matarazzo, Lo spazio europeo dell’educazione, Edizioni Anicia
- Padoa Schioppa Tommaso, Europa forza gentile, Edizioni Il Mulino, Bologna 2001
- Centro Studi di Politica internazionale di Roma (a c.), Diventare europei, indicazioni di percorso per i giovani cittadini, Edizioni di Comunità, Roma 1999
- OCSE (a c.), Apprendere a tutte le età: le politiche educative e formative per il XXI secolo, Edizioni Armando, Roma 1997
- Come si è stretto il mondo L’educazione interculturale in Italia e in Europa, Edizioni Armando, Roma 1999.
Per formare una coscienza europea tra il personale educativo i partecipanti al corso di formazione, si impongono a farsi promotori e a sensibilizzare i colleghi all’interno della propria istituzione riguardo alle tematiche trattate nel seguente modo:
ϖ indirizzando la formazione e l’aggiornamento dei colleghi, utilizzando metodologie ricercatorie che possano tradursi in pratiche educative (concetti di formazione e ricerca previsti dalla riforma dell’autonomia scolastica)
ϖ proponendo l’istituzione di commissioni di studio che possano dare un apporto alla progettazione dell’Istituto con particolare cura per le classi della scuola primaria
ϖ dove vi è la presenza di alunni stranieri proponendo l’individuazione di Funzioni Strumentali e commissioni di studio che attivino progetti trasversali atti a far conoscere ed a valorizzare le diversità (es., differenti calendari, differenti festività, differenti tradizioni). Nella scuola primaria portare le esperienze pratiche risulta più coinvolgente e meno astratto
ϖ gruppi di lavoro che prevedano anche la presenza degli alunni stranieri che con le loro testimonianze dirette possano far conoscere la loro storia e cultura, passare quindi dall’esperienze di laboratori diventando così un ambiente di apprendimento aperto a tutte le culture e dimostrando un ruolo propositivo rispetto alle sollecitazioni che provengono dal mondo dei giovani e dagli altri contesti che contribuiscono alla crescita personale e sociale (Risoluzione del Consiglio dei Ministri dell’U.E., novembre 2001)
ϖ nell’ambito della progettazione si potrebbe prevedere un gemellaggio tra due o più Convitti che si ponga come obiettivo la sensibilizzazione dei ragazzi rispetto ad una problematica (l’ambiente, la vivibilità delle città, la pulizia della città) utilizzando lo stesso metodo che permetta di fornire una identica chiave di lettura di concetti come ambiente e pulizia. Primo passaggio attraverso attività formali/non formali verso un comune obiettivo d’interpretare in modo unitario l’essere cittadino europeo che le istituzioni educative devono porsi
ϖ il contributo e la partecipazione di ogni educatore è spesso differente ma comunque bisogna far tesoro della disponibilità e delle risorse (anche un rifiuto o una scarsa disponibilità non deve essere interpretato negativamente ma servire da stimolo per un differente approccio sia al progetto, sia al collega)
ϖ argomentare al personale docente ed educativo che attraverso la progettazione trasversale l’impegno e i risultati assumono maggiore visibilità in istituto e all’esterno, primo passo per una maggiore coscienza e conoscenza, per attivare ad un obiettivo comune evitando il confronto/scontro.
Nel gruppo di lavoro si è giunti alla conclusione che anche attraverso gli strumenti sopra elencati il personale educativo può acquisire alcune conoscenze sul tema della formazione di una coscienza europea, ma queste devono essere necessariamente adattate alle realtà specifiche in cui si opera per potersi tradurre in competenze spendibili.
Non ci possono essere soluzioni valide per tutte le occasioni: il compito dell’educatore non è propriamente quello di raccogliere i frutti del proprio operato, ma spendersi per una buona semina.

Si riparte da Parma


Il seminario di formazione del Personale Educativo che si è svolto a Parma, dal 23 al 25 novembre, ha rappresentato – nella sia pur breve storia dei nostri annuali appuntamenti – un momento davvero importante di confronto costruttivo destinato a lasciare un tangibile segno nella vita delle nostre Istituzioni Educative. E’ stato anche l’occasione per confrontare la validità della nostra variegata offerta formativa e verificare le opportunità tese a far crescere il consenso intorno a noi e puntare a risultati sempre più positivi.

Nel confronto tra gli educatori presenti ( in tutto 62, rappresentanti di 29 Istituzioni Educative) si è avuta la consapevolezza che le nostre Istituzioni, ampliando i propri orizzonti ed adeguandosi ai nuovi bisogni di una scuola in trasformazione e di una società in continua evoluzione, sono proiettate verso un futuro che ci deve vedere protagonisti, sempre pronti a rappresentare un preciso punto di riferimento per i nostri giovani interlocutori e soddisfare le loro sempre più crescenti esigenze. In particolare, in questi ultimi quattro anni – grazie all’ANIES – abbiamo cercato di valorizzare il nostro impegno professionale, rinnovando e riqualificando in modo concreto e visibile la nostra funzione educativa, adeguandola all’acquisizione di una coscienza europea da trasmettere ai nostri ragazzi. La presenza al nostro seminario di 11 Rettori - Dirigenti scolastici, nostri diretti interlocutori, ci ha fatto sentire concreto il loro assenso sempre più crescente verso il nostro impegno quotidiano ed ha rappresentato per noi un’ottima premessa per puntare a risultati sempre più in linea con le nuove esigenze, rappresentate da una frequenza sempre più eterogenea dei nostri Convitti ed Educandati. Anche con i docenti avremmo voluto incontrarci ed avviare un dialogo costruttivo, facendo loro conoscere il nostro modo di operare, ma al nostro invito di partecipare al seminario ha risposto solo una docente della scuola primaria che ha avuto nei nostri confronti parole di sostegno, riconoscendo l’impegno e l’alta funzione educativa da noi svolta. A questa loro insensibilità noi non ci arrendiamo; sentiamo che è una battaglia difficile, ma siamo in grado di combatterla, perché convinti che dall’integrazione docenti – educatori derivi il successo dell’offerta formativa.

Ciò premesso, nei tre giorni di intenso lavoro si è creato tra tutti i partecipanti un clima di solidale familiarità e di sostegno con quanti di noi – purtroppo – vivono ancora difficili situazioni di visibilità e di integrazione, impegnandoci ad offrire loro il nostro aiuto, non solo a parole. Il favorevole clima instauratosi tra di noi, ha permesso di seguire con molta attenzione e partecipazione le relazioni di grande spessore svolte dai Rettori Franco, Fiano e Teggi, cui sono seguiti i lavori dei tre gruppi : uno spazio da alcuni colleghi ritenuto forse limitato, ma che comunque ha dato buoni risultati come si può evincere dalle relazioni di seguito riportate.

Un quarto gruppo di lavoro è stato riservato al progetto “Scuola – Arte – Sport” : ne è stata rivisitata l’impostazione generale e, a giorni, la redazione definitiva sarà presentata all’assise dei Rettori che si terrà a Venezia e quindi pubblicata sul sito. Gli atti completi del seminario saranno pubblicati quanto prima su un CD che sarà inviato a tutti i partecipanti, con la speranza che venga divulgato tra tutti i colleghi e diffuso fra quanti sono ancora scettici sul nostro operato.

E concludo questo mio breve scritto, ringraziando ancora una volta il Rettore Margherita, il collega Nicosia e quanti hanno reso possibile la buona riuscita del seminario. Un particolare ringraziamento va a tutti i colleghi che, con la loro partecipazione, profondendo passione e professionalità, sono stati i veri artefici di tre giorni vissuti intensamente.

Grazie!

Francesco Chiaravalloti
Torino, novembre 2006