lunedì 18 dicembre 2006

Considerazioni sul seminario di Parma.


L’esperienza del convegno presso l’ospitale Convitto Nazionale “Maria Luigia” di Parma è stato interessante e ricca di risvolti umani e professionali. Sono due le motivazioni che mi hanno spinto ad accettare l’invito da parte del prof. Chiaravalloti. La prima è stata la partecipazione ad uno scambio internazionale tra la mia classe e una scuola elementare tedesca: è stato molto “europeizzante” vedere nel concreto i futuri cittadini europei interagire positivamente tra loro e confrontarsi con colleghi stranieri su realtà educative , strutture, programmi, profili professionali ed economici diversi. Mi ha fatto cogliere la realtà de “l’educazione alla cittadinanza europea” e la concretezza delle esperienze favorisce la ricerca, la motivazione e trovare nuove strategie e, soprattutto, nuove energie. La seconda è il desiderio di conoscere meglio la realtà della figura dell’educatore, ma vista, vissuta e descritta dal di dentro, degli educatori stessi. Questo perché nel nostro Convitto, come in quelli che ho conosciuto in quei giorni intensi, emergono spesso dinamiche problematiche tra docenti e figure educative: rivalità, ambiguità di ruoli o insicurezza sugli stessi, mancanza di vera comunicazione e di reale collaborazione. Durante i lavori, nei momenti di pausa, ho potuto scambiare opinioni, suggerimenti, progetti fra persone molto motivate e obiettive verso le difficoltà professionali legate alle relazioni non solo secondo il “clichè” oppositivo docente – educatore, ma anche all’interno della propria categoria professionale. Questo a mio avviso è una devianza propria della Pubblica Amministrazione, poco meritocratica, ma nell’ambito educativo chi ne fa le spese maggiori della nostra insoddisfazione sono i nostri ragazzi e questo dovrebbe far riflettere tutti. Durante le relazioni, alla luce dell’iniziativa del sito web dell’associazione ANIES, degli elaborati propositivi dei gruppi di lavoro (primo fra tutti quello relativo all’arte e allo sport e il concorso di poesia) e dal concreto buonsenso di conoscere ed apprendere le “buone abitudini” delle diverse realtà convittuali, ho sentito molto reali e concretizzabili le reti di scuola e di autonomia. La realtà “convitto” è numericamente ampia, varia e propositiva, anche nelle diverse realtà, dalle eccellenze all’esigenza di rispondere a necessità e bisogni educativi più complessi ed essenziali: sfruttiamola appieno. Siamo una realtà unica con risorse uniche: promuoviamoci fra noi, conosciamoci e “uniamoci” reciprocamente. L’iniziativa, un progetto che ha dato risultati positivi vanno condivisi all’interno del proprio Convitto (attraverso il POF e le commissioni verticali) e messi a disposizione degli altri: non è un promuovere “come siamo bravi”, ma mettere in comunione esperienze, suggerimenti; a volte possono essere la scintilla per altro, come far vedere nuove risorse sul proprio territorio. Un esempio. Non ricordo di quale Convitto, ma uno dei Rettori intervenuti citava come non avesse immaginato accattivante il progetto di un educatore che voleva portare i ragazzi a visitare le Istituzioni parlamentari di Roma : il progetto ha poi avuto una ricaduta tale da essere riproposto. A me che, in V elementare dovrei svolgere l’aspetto amministrativo, si sono accese le lampadine: portare i ragazzi nlle aule del Comune, della Provincia e della Regione per avvicinarsi alla realtà civica e poi un tuffo nella storia, con il primo Parlamento italiano presso Palazzo Carignano, tutte realtà note, ma che solo in quel momento ho visualizzato nell’ambito della mia programmazione. Per quanto riguarda i rapporti docente – educatore e fra educatori motivati – educatori statici, qualche considerazione da prendere con il beneficio del dubbio, dell’inesperienza o del troppo entusiasmo. Lavoriamo sul domani: condivido quanto detto dai colleghi nei dibattiti. Non aspettiamo di avere tutti in sintonia con noi, non si partirebbe mai. Iniziamo, dimostriamo che un rapporto professionale paritario, senza invasioni di ambiti, interattivo e con interventi coordinati, finalizzati all’educazione integrale della persona in divenire è reale, proficuo e soddisfacente per tutti i protagonisti del processo formativo. Qualcuno seguirà perché la strada è avviata, per provare o per evitare scomodi confronti tra chi fa e chi non fa, ma non pretendiamo l’impossibile: accettiamo da noi e dagli altri quanto si può dare. C’è chi darà il 100%, chi il 10% perché è ciò che riesce a dare, c’è chi si limiterà a non agire contro : anche questo è un risultato! Ai motivati quanto costerà? Tanto tempo, energie, scoraggiamento e mal di fegato, ma se si riesce ad avviare questa spirale positiva, le ricchezze per chi crescerà attraverso il nostro esempio saranno enormi: collaborazione, lavoro di gruppo, cooperazione non sono punti di forza richiesti dalla futura cittadinanza europea? Allora usiamo il sito e i contatti interpersonali che si sono stretti in quei giorni, saranno un’ottima occasione di “ricarica” e di confronto anche come strategie. Altra considerazione: l’educatore come figura professionale nella realtà scolastica non è nota ai più. Chi come me arriva presso un Convitto per trasferimento presso una scuola annessa, non sempre sa che cos’è un Convitto e come funziona. Quando arrivi ti viene affidata una classe e il tuo ambito disciplinare, poi ti presentano il team delle altre aree e poi questo collega che lavorerà con te. Chi è? Cosa farà? Quando?... Come ho già detto durante il convegno, io sono stata fortunata perché il mio approccio è avvenuto con due persone professionalmente motivate con cui si è instaurato un rapporto empatico: in una professione dove le relazioni interpersonali a più livelli sono la struttura portante dei nostri interventi non è poco. Se però è vero che, come insegniamo ai nostri ragazzi, non si può essere simpatici a tutti: è pur vero che la professionalità deve emergere comunque: facciamo conoscerla partendo, anche condividendo con altri docenti l’esperienza del prossimo convegno, dove spero di poter tornare per rinnovare le relazioni iniziate nelle giornate parmensi. Ringraziando ancora per l’invito e per la possibilità datami di partecipare, porgo i miei saluti e auguri a tutti i colleghi, con l’augurio di ritrovarci e rinnovare i nostri propositi.

Torino, 30/11/’06

Flora C. Morando
Docente Scuola Primaria
Convitto Nazionale “Umberto I” - Torino

NEWS L’1 dicembre u.s., il progetto “Scuola – Arte e Sport” è stato ufficialmente presentato ai Rettori presenti al “Foscarini” di Venezia per il loro annuale seminario. I 25 Rettori (o loro delegati) hanno accolto favorevolmente l’iniziativa, facendo comunque notare il notevole sforzo economico che le singole Amministrazioni devono affrontare per poter assolvere all’impegno: si aspettano perciò notizie più chiare su eventuali finanziamenti ministeriali. Per quanto riguarda l’impostazione del progetto, è stato chiesto di apportare alcune modifiche ( dare un altro nome al progetto, teatro in lingua, anticipo dello svolgimento della manifestazione, introduzione di un esperto – traduttore per i sordomuti, ecc.) che saranno vagliate attentamente dal comitato organizzatore, prima della stesura definitiva del progetto che sarà inviato a tutte le Istituzioni Educative.

F. Ch.